Articolo ripubblicato per gentile concessione di DVCLUB

Cantina Bentivoglio 21 febbraio 2018: Federico Aldrovandi presenta in anteprima il suo Bolgheri Superiore 2015.

di Giada Rimondi

INTRODUZIONE di Fabio Giavedoni

Bolgheri è un nome abbastanza evocativo, è una zona che non ha una storia lunghissima, ma è comunque molto interessante. E’ stata segnata principalmente dal Marchese inciso della Rocchetta e dalla nascita del Sassicaia alla fine degli anni ’60. Nel suo complesso, si è sviluppata in tante fasi, epoche e “sottoperiodi”, evoluzioni ed involuzioni non solo di un area vitivinicola ma di un universo enoico che ci invidiano in tutto il mondo.

Questi sono gli aspetti più belli della storia di Bolgheri, poi ci sono anche quelli meno belli. Bolgheri ci sono andati in tanti e in tanti sono rimasti … nel senso che poi Bolgheri stessa sull’onda del Sassicaia e poi del Guado al Tasso e altri produttori della prima ora, in molti anche provenienti da fuori della Toscana (anzi la maggior parte anche da altre zone della Toscana o addirittura da altre regioni) hanno investito a Bolgheri contando verosimilmente sul fatto che, andando dietro l’onda dei grandi, ci sarebbe stato un po’ di spazio per tutti.

Bolgheri non è tutta uguale, alcune vigne storiche molto belle non ci sono più, per esempio quella del Sassicaia; ci sono vigne un po’ meno antiche ma bellissime e altre che si trovano in luoghi non proprio belli…e i vini nel bene o nel male ne sono l’immagine.

Federico da quanto ho capito è stato abbastanza fortunato. La vera aspettativa stasera è quella di assaggiare l’ennesimo non bolgherese che si cimenta con Bolgheri. E se uno dei Colli Bolognesi riesce a fare meglio di tanti altri piemontesi o toscani ci fa molto contenti, quindi siamo fortunati ad esser qui per questo.

 

PARLA IL PRODUTTORE Federico Aldrovandi

Grazie a tutti per essere venuti, grazie a Vincenzo (Vincenzo Cappelletti è il titolare di Cantina Bentivoglio) e alla Cantina Bentivoglio.
Poco tempo fa, qui a Bologna alla cantina Bentivoglio, abbiamo fatto una verticale di tutti i vini che ho prodotto. Abbiamo fatto una serata di degustazione tra amici molto bella, e Vincenzo mi fa “se esci col tuo Bolgheri perchè non vieni a fare anche una presentazione?” e onestamente se lui non me l’avesse chiesto lo avrei fatto io. Poichè quando io ero grande così (probabilmente più giovane) venivo qui la sera a bere qualcosa con gli amici ed ero affascinato più dalle bottiglie adagiate sugli scaffali che dalla musica. Vedendo quelle bottiglie un cinno sogna “chissà se un giorno ci sarà anche una mia bottiglia” in queste pareti che trasudano storia…

Quindi è un sogno che diventa realtà poter presentare un mio vino alla Cantina Bentivoglio.

Con Fabio ci siamo incontrati diverse volte, io da studente lui da professore di corsi da Sommelier, siamo cresciuti insieme, poi lui è diventato molto più bravo di me. Siamo rimasti sempre molto amici anche perché ci rispettiamo reciprocamente, quando gli telefono parliamo di tutto tranne che dei vini che faccio io. Quindi stasera lui parlerà di questo vino ma io farò finta di non ascoltarlo. E anch’io non parlerò di come è il vino, perché spero che lo apprezziate; mi piacerebbe parlare di dove è fatto, di cosa mi è successo per produrlo…E comunque il produttore non deve parlare, se il produttore parla del vino è perché il vino parla poco. Il produttore può dire come mai ha scelto di fare il vino lì, cos’ha di particolare quel posto. Se avete voglia vi racconto com’è andata la mia vicenda, perché tutti coloro ai quali lo racconto rimangono un po’ stupiti: ma come, a Bolgheri non esiste una vigna in vendita da 30 anni! Quindi il mio è stato un colpo di fortuna, poichè un mio caro amico enologo voleva comprare un pezzetto di terra, ma sua moglie preferiva un monolocale sul mare, io gli ho proposto di comprarlo in società ma sua moglie non voleva e quindi lui si è tirato indietro. Io ho avuto anche la fortuna di avere dietro la mia famiglia che ha sempre creduto in quello che volevo fare e non mi ha mai messo dei paletti. La trattativa di acquisto ha visto un po’ di vicissitudini: le aziende agricole non falliscono però sono sottoposte a un regime di controllo e colui che gestiva la tenuta la prima cosa che ha fatto è stato vendere un ettaro e mezzo di Bolgheri. Io ho avuto la fortuna di incrociarlo nel momento giusto, assieme a chi garantiva per me che i fondi ci sarebbero stati; e quindi siamo diventati fortunatamente proprietari. Questo è successo in due anni di trattative anche un po’ estenuanti (poco sudore poca gloria cit.). In sostanza un piccolo pezzo di vigna Bolgheri costa come un appartamento al mare.

Voi siete mai stati nella zona di Bolgheri? C’è la nuova Aurelia, una superstrada a scorrimento veloce dove il turista che ci passa capisce che si fa vino perché intravede un po’ di vigneti nella zona in cui inizia il viale dei cipressi di Bolgheri. Si capisce perché la cantina storica del Sassicaia è situata qua, dove però di vigne non ce ne sono visto che qua siamo in pianura. Da questa parte i bolgheresi dicono che ci sono “i vigneti che non esistono”, poiché nessuno si sogna di prendere questa piccola stradina sotto un cavalcavia per andare a vedere la distesa infinita di vigneti in pianura, in zone in cui si coltivavano carciofi e patate! Anche l’agronomo Curdaz, quando parlava di Bolgheri, diceva “A Bolgheri ci son due cose: se sei in collina va bene, in pianura è meglio che ci razzolino i maiali”. Quindi è una discriminante importante l’essere in collina o in pianura, come lo sono in champagne, in Borgogna, in Alsazia e in ltre zone. In Napa Valley hanno prima invaso la pianura, ma i vini più apprezzati e prestigiosi sono quelli prodotti in collina. Immaginate che da un lato è spiaggia, dall’altra parte vi è la via Bolgherese che collega Bolgheri con Castelletto Narducci, la via Condotti del vino, poiché le grandi firme dell’enologia italiana hanno un affaccio sulla via Bolgherese. Infatti, lasciato il Viale dei Cipressi, si vede sulle prime pendici una zona chiamata l’anfiteatro, sono le prime pendici di quelle colline selvagge. I primi vigneti sono di Sassicaia, circa 6 ettari dei quali che con il caldo di questa estate si sono seccati, perché difficilmente irrigabili, mentre la Tenuta dell’Ornellaia ha costruito un invaso artificiale per irrigare.

Lasciata la strada dei cipressi si intravedono i vigneti nuovi di Sassicaia, che sono una sottozona, in cui si produce Bolgheri, Bolgheri Superiore e Bolgheri Sassicaia

Lasciato il Sassicaia si incontra le Macchiole, Aziende di riferimento di Bolgheri; qui Campolmi fece un Cabernet eccezionale, una barrique del Paleo del 92. Terreni di collina di grande potenziale, dove aveva capito che l’uva sarebbe venuta meglio, costruendo una cantina ad hoc e i primi risultati si sono visti, dopo il Cabernet un Merlot straordinario, un Cabernet Franc, poi purtroppo si è ammalto ed è morto (si parla di Eugenio Campolmi). La signora Merli Campolmi manda avanti l’azienda. Tutti i nobili nomi che ci sono a Bolgheri sono il simbolo vivente della valorizzazione di quello che i bolgheresi hanno. Campolmi rappresenta invece colui che vendeva la sua terra per rischiare andando altrove.

Dopo le Macchiole si incontrano i vigneti di Antinori della Tenuta Guado al Tasso, nella parte più vicino alla collina ci sono i vigneti dell’Ornellaia, piantati subito dopo quelli di Sassicaia nei primi anni 80. Poi iniziò la fase espansiva quarant’anni fa e Grattamacco, nella parte più alta, è la terza azienda a venire fuori. Poi vennero piantati un sacco di vigneti, con meccanizzazioni spinte, non è la viticultura che ha reso Bolgheri celebre, c’è anche del bianco e del vermentino. E poi ci sono i nuovi arrivati: nel tratto meno pregiato del territorio c’è Donna Olimpia di Maroni Cinzano, vigneti Banfi, Gaia.. Questo puntino nero è dove mi trovo io: vedo dall’alto i vigneti di Gaia e sopra ho Grattamacco. Nell’ettaro e mezzo c’è un ettaro di vigna che non ho piantato io e degli olivi, in un frantoio dove produco il mio olio. Il vigneto c’era già ed è stato uno dei motivi per cui sono stato ancora più contento di comprarlo, perché oltre a qualche filare nella villa di Masseto e oltre a questa striscia di Grattamacco, che fa un vino delicato chiamato l’Alberello, sono gli unici pezzettini di vigna ad Alberello di tutta Bolgheri.

Il vino che io produco qua è prodotto esclusivamente da viti ad Alberello che fino all’anno scorso nessuno considerava un pregio, dopo la siccità qualcuno mi sta chiedendo invece consigli. Sia per la vicinanza al rio, sia perchè un alberello ha meno dispersione e meno stress quando il sole picchia forte e c’è vento. Il vigneto è diviso in tre: 60% di cabernet franc, 30% di merlot e 10% di petit verdot. Viste le quantità esigue della produzione non ho ancora fatto vinificazioni separate, la vendemmia si svolge contemporaneamente, le piante sono 1 metro e venti per 1 metro e venti, a parte i trattamenti che sono fatti con un piccolo trattorino tutto il resto è fatto a mano. Qui io non mi sogno di avere la cantina, quando ho deciso di acquistare ho preso accordi con un cantina chiamata Casa di Terra dove fanno vino per conto loro; ho preso in affitto un pezzo di cantina e il giorno della vendemmia porto l’uva e a seguire produco le bottiglie e ci tengo tutto il vino che distribuisco. Una scelta obbligata data la piccola superficie e il costo di costruzione. Mai mi sarei immginato che un forestiero come me avrebbe avuto un’ospitalità così non essendo un grosso produttore, ma ho avuto sempre dimostrazioni di stima da gente che non mi conosceva. Senza gelosie e rivalità, probabilmente perchè anche gli altri sono produttori come me. Una volta ho parlato con il presidente del consorzio vini e mi ha detto in bocca al lupo.

Se voi andate a Montalcino potete acquistare due tipologie di vino: il Brunello e il Rosso, molto più semplice e meno costoso, ma paradossalmente il più venduto è il Brunello, più pregiato e costoso. Bolgheri ha due tipologie: Bolgheri e Bolgheri Superiore, legato d un affinamento più lungo e legno obbligatorio; il problema è che il Superiore è il 10% della produzione totale.

I Bolgheri base in enoteca non superano i 20 euro, i Superiore molto di più, tipo Argentiera che costa 180 euro.

Il Masseto non è un Bolgheri è un Toscana IGT: prodotto qua ma le uve non sono di qua. A Bolgheri non è consentito fare vino doc con una tipologia sola, se vinifichi 100% merlot o cabernet sei fuori.

Molte aziende hanno tanti vigneti e possibilità di selezione, io faccio solo superiore da un appezzamento unico ad alberello, in un terreno collinare ricco di argilla.

Le mie non sono barrique nuove; ho pensto di comprarne 5 ogni anno. Su consiglio del mio amico enologo Emiliano Falsini abbiamo contattato un produttore in Borgogna, che faceva le fermentazioni e l’affinamento in barrique che poi usava per i vini di secondo passaggio. Quindi ho comprato 8 barrique due anni fa e 8 l’anno scorso, queste ultime usate da bianco una volta.

Io non pensavo bastasse scendere 200 km verso il mare per avere risultati così diversi a livello tattile, in bocca: i vini che facciamo qua a Bologna hanno dei tannini che ci siamo sforzati negli anni di ammorbidire, ma rimangono delle traversine. I tannini che si hanno a queste latitudini vicino al mare invece hanno morbidezze che non pensavo di poter ottenere solo con la vinificazione.

Il problema di Bolgheri negli ultimi anni è soprattutto nei vini di una fascia più alta, questi vini (Sassicaia, Ornellaia) hanno in genere un mercato più estero che italiano, un mercato che compra anche molto il nome ancor prima del vino, del quale si intende poco. E’ un pubblico da stupire con la potenza, col Bolgheri il “calore” è facile (estrazioni forti), il problema negli ultimi anni è che questi vini sono pesanti e danno poca piacevolezza di beva, Sassicaia a parte che invece viene rifinito in maniera sartoriale e perfetta, magari gli manca un po’ di anima e cuore, ma resta perfetto.

Negli ultimi anni l’hanno ammorbidito e reso più elegante, mentre Masseto è più pesante, più forte forse col tempo troverà una sua distensione maggiore. La vera scommessa è cercare dei vini eleganti e non solo grandi e grossi, fatti cioè per stupire.

Non è facile trovarsi in una zona nuova e vinificre le prime volte, volendo fare bene, il rischio è di fare troppo, preso dall’ansia di prestazione, riempendo la cantina di roba che non puoi utilizzare. Io ho adottato più un percorso di osservazione stando basso, capendo come estrarre poco l’uva e con attenzione.

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